E' un diritto il progetto di vita personalizzato redatto dal Comune. Anffas: "Epocale sentenza del Tar di Catanzaro"

ROMA. E’ sancito definitivamente il diritto di una persona con disabilità a vedere redatto, in maniera adeguata, dal proprio Comune il progetto globale di vita personalizzato. Lo dice una sentenza del Tar di Catanzaro che nei giorni scorsi si è pronunciato in merito al ricorso presentato nel febbraio 2011 da una donna calabrese. Sulla sentenza così si esprime l’Anffas, Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale, per bocca del suo presidente Roberto Speziale: “Siamo estremamente soddisfatti della recente sentenza emessa dal Tar Catanzaro che ha sancito definitivamente il diritto di una persona con disabilità a vedere redatto - in maniera adeguata - dal proprio Comune il progetto globale di vita personalizzato”. La vicenda aveva visto il Comune di Cassano allo Ionio (CZ) in un primo momento negare ad una donna con disabilità la redazione di “un progetto individuale espressamente previsto dall’art. 14 L. 328/2000 per una serie di motivazioni ritenute dal Tar oltremodo incoerenti e successivamente delegare al Distretto socio-sanitario la redazione di un progetto, che si è poi rilevato del tutto inidoneo ed illegittimo e quindi censurato dal Tar stesso”.

“Con questa sentenza - prosegue Speziale - viene individuato un iter ben preciso che le pubbliche amministrazioni dovranno prendere in considerazione per ciò che riguarda le persone con disabilità e la loro presa in carico globale ed è paradossale che ciò avvenga dopo ben 14 anni dell’entrata in vigore della legge 328 e solo attraverso un pronunciamento della magistratura”.

“Con la sentenza in questione –spiega l’organizzazione - il Tar ha affermato che attraverso il progetto individuale per la persona con disabilità, stabilito come sopra detto dall’art. 14 della legge n. 328/00, il legislatore indica un modello di “presa in carico globale e personalizzata” della persona con disabilità che trascende dalla previsione di singole prestazioni da erogare o dal semplice “smistamento” della persona con disabilità all’interno di una serie di strutture e/o servizi già precostituiti e non pensati e riparametrati sulle reali esigenze della singola persona per garantirne la piena inclusione sociale nel proprio contesto familiare e sociale e quindi l’ottimale qualità di vita”.

Una vittoria che l’Anffas sente un po’ anche sua: infatti “sin dal 2010, anno in cui, in occasione della Giornata internazionale della disabilità del 3 dicembre, avevamo lanciato una campagna nazionale di sensibilizzazione sull’attuazione della legge n. 328/00, (legge quadro sul sistema dei servizi sociali) - che dopo oltre dieci anni dalla sua emanazione era rimasta ancora inattuata in tante sue parti, soprattutto nelle modalità di presa in carico di una persona con disabilità – e avevamo ha lavorato per informare sull’importanza e le potenzialità del progetto individuale, dedicando anche uno spazio ad hoc sul suo sito www.anffas.net. Ora, dopo questa epocale sentenza, che va tra l’altro ad aggiungersi ad una serie di altri significativi pronunciamenti in materia in cui Anffas è stata in questi anni partecipe e protagonista, le persone con disabilità ed il loro familiari dispongono di un ulteriore strumento per rendere pienamente esigibili i loro diritti”.

Conclude il presidente Speziale: “Quotidianamente come Anffas ci battiamo perché nel nostro Paese si creino condizioni di pari opportunità e non discriminazione, prediligendo il dialogo con le pubbliche amministrazioni che sono deputate al riconoscimento dei diritti civili ed umani delle persone con disabilità ed alla loro concreta attuazione: in questo caso, oltre al costante lavoro di supporto e di dialogo messo in campo insieme all’associazione locale di Corigliano Calabro, e in una regione particolarmente disagiata per quanto riguarda la rete integrata dei servizi ma assolutamente sovrapponibile alla maggior parte delle regioni d’Italia, ci si è visti costretti ad adire le vie giudiziarie e per questo un nostro ringraziamento va anche ai legali di Anffas. Ma il più grande ringraziamento va alla persona con disabilità protagonista della vicenda e alla sua famiglia, che hanno voluto con determinazione combattere fino in fondo questa sacrosanta battaglia, anche a beneficio di tutte le persone con disabilità”.

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