Novità della Fondazione Oltre il Labirinto
Il dramma di un bambino
TREVISO. Nuova mattinata di tensione alla scuola primaria Giovanni XXIII. Ieri è stato necessario far intervenire i medici del Suem e una pattuglia delle Volanti della questura per riportare la calma. Dopo la clamorosa protesta di un gruppo di genitori, che hanno tenuto a casa da scuola i figli a causa del comportamento di un compagno iperattivo, ieri la tensione è nuovamente salita. Il bambino era in una classe separata con l’insegnante di sostegno, quando improvvisamente è esploso in un attacco di collera. Ha messo sottosopra l’aula di fronte agli occhi della docente di sostegno impossibilitata ad intervenire. L’alunno, forse in preda ad una eccessiva eccitazione, è poi andato in crisi respiratoria. Fatto questo che ha suggerito agli insegnati di chiamare il pronto intervento del Suem 118. Alla Giovanni XXIII è immediatamente arrivata un’ambulanza e i medici hanno curato il piccolo. Nel frattempo erano stati avvisati anche i genitori del bambino che, a loro volta, hanno contattato il centralino della questura, che ha mandato sul posto una Volante. Sono stati momenti ad alta tensione che i genitori dei compagni di classe del bimbo non vogliono far passare sotto silenzio. «Siamo tutti sensibili al problema», afferma una madre, «ma il dirigente scolastico deve fare il suo dovere. Un caso del genere non si risolve isolando il bambino dagli altri compagni, fatto questo che lo innervosisce ulteriormente. L’insegnante di sostegno non è in grado di gestirlo e quindi si deve trovare un’altra strada, per la sicurezza sua e degli altri». I poliziotti si sono quindi fermati in un’aula della Giovanni XXIII per raccogliere le testimonianze di insegnanti e genitori, mentre il bambino, che nel frattempo si era calmato, giocava in corridoio. E sono quindi stati ripercorsi tutti gli ultimi episodi che l’hanno visto sfortunato protagonista: due settimane fa è stato necessario l’intervento di quattro insegnanti per placare il suo attacco d’ira. Uno però è comunque dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso per un colpo ricevuto. E una bidella è dovuta restare a casa dal lavoro (la prognosi è fino a domani) per un pugno in bocca che ha ricevuto dal piccolo. Tutti fatti che non hanno fatto altro che far aumentare la tensione, soprattutto dei genitori degli studenti nei confronti della dirigente scolastica, Michela Busatto. Quest’ultima aveva anche ottenuto un finanziamento che aveva permesso di avere un’insegnante di sostegno dedicata per tutte le ore scolastiche. Ma non è stato sufficiente. Anzi. Con ogni probabilità l’isolamento in cui è stato costretto il piccolo non ha fatto altro che aumentare la sua aggressività. Ed è per questo che ora i genitori dei suoi compagni di classe vogliono che sia finalmente presa una decisione definitiva. Perché così, dicono, non si può andare avanti. «È ormai evidente che l’insegnante di sostegno non è in grado di gestire una situazione così complessa», afferma un’altra mamma, «questo bambino va aiutato in altro modo e spetta alla dirigente scolastica individuarlo. La nostra protesta non è contro il bambino, che va aiutato in tutti i modi, o contro i suoi genitori, ma contro un sistema che non vuole prendersi cura di una situazione tanto grave». Ieri non tutti i compagni di classe erano presenti a scuola. La protesta dei genitori proseguirà anche nei prossimi fino alla decisione di ritirarli dalla Giovanni XXIII e di iscriverli in un altro istituto. Ma la mamma del bambino non ci sta e attacca gli altri genitori: quanto sta accadendo sarebbe un atto di prevaricazione che «non aiuta a risolvere i problemi, l’emarginazione di un compagno con evidenti difficoltà non risolve nulla e tutta questa tensione accumulata viene trasmessa ai bambini. Sono ben consapevole che mio figlio a scuola sia peggiorato e che ci sia la necessità di gestire la situazione in maniera differente, ma bisogna chiedersi il perché». La donna accusa i vertici dell’istituto: «Spesso è lasciato libero di gironzolare, non gli viene dato un programma preciso settimanale, non sa mai cosa farà quel giorno, mi dicono che il programma dipende dal suo estro e viene tenuto isolato; soprattutto per bambini con disturbi oppositivi provocatori vince l’integrazione». Il caso non sembra destinato a chiudersi a breve. Il sindaco Manildo ha dato incarico all’assessore al sociale Cabino di contattare la dirigente scolastica. Il vicesindaco Grigoletto: «Faremo chiarezza».
di Giorgio Barbieri