Per i ragazzi disabili in classe

Caro direttore, uno dei primi problemi che la famiglia di un disabile deve affrontare è quello dell'inserimento scolastico o, come oggi si preferisce dire, dell'inclusione scolastica. In tutti i paesi esistono norme ben precise che regolamentano questo momento così delicato della vita di un disabile, anche perché è il primo tentativo di un percorso di socializzazione che dovrebbe consentire alla persona disabile di uscire dall'isolamento che il più delle volte caratterizza la sua vita. È chiaro che il processo è molto delicato perché richiede una corretta valutazione delle condizioni del disabile da parte di una equipe di specialisti delle Asl, che dovrà redigere un documento chiamato «diagnosi funzionale» per dare la possibilità alla scuola di predisporre un appropriato processo di inclusione scolastica con l'aiuto degli insegnanti curriculari, degli insegnanti di sostegno, degli alunni della scuola che dovrà ospitarlo e delle famiglie dei disabili. Se queste procedure non vengono rispettate si arriva a situazioni assurde quali quelle che si sono verificate in Campania, dove famiglie di alunni normodotati hanno cambiato l'istituto scolastico ai propri figlioli per evitare che stessero in aula con un disabile autistico (a Mugnano di Napoli) o che sia il Tar a stabilire di quante ore di sostegno scolastico necessita l'alunno disabile. Il Comitato consultivo regionale per il pieno inserimento nella vita sociale dei portatori di handicap (istituito ai sensi dell'articolo 19 della legge regionale 11 del 15 marzo e ricostituito con Dpgrc 264 del 23/11/2011) si è interessato del problema e dopo un lavoro certosino e intenso è riuscito a portare avanti una serie di azioni che hanno trovato una prima importante realizzazione nell'approvazione di una delibera regionale (685 del 10 dicembre 2012) per una corretta inclusione scolastica dei disabili. Il percorso disegnato fa sì che la famiglia del minore con disabilità avrà come primo interlocutore con cui interagire il neuropsichiatra infantile che stabilirà se lo stesso dovrà essere valutato della commissione medica che deve riconoscere il diritto all'insegnante di sostegno o se deve essere inserito tra gli alunni che necessitano di «bisogni educativi speciali». I rapporti con l'Inps per il riconoscimento del diritto all'insegnante di sostegno (articoli 12 e 13 della legge 104) saranno stabiliti e seguiti dalla Medicina legale di ogni singolo Distretto sanitario. In caso di riconoscimento del diritto alla legge 104, il disabile sarà visitato dall'unità multidisciplinare del Distretto sanitario di appartenenza per la redazione della diagnosi funzionale. Tale diagnosi sarà valutata da una struttura presente in ogni scuola e denominata Glh (Gruppo di lavoro per l'handicap) costituita dagli insegnanti curricolari, dagli insegnanti di sostegno, da rappresentanti delle famiglie e da un neuropsichiatra infantile del Distretto sanitario in cui è compresa la scuola. Il Glh redigerà sia il Piano dinamico funzionale (Pdf) sia il Piano educativo individuale (Pei) da cui scaturiranno il programma scolastico che l'alunno con disabilità dovrà seguire e il numero di ore di insegnante di sostegno di cui ha bisogno. Fondamentale è il concetto che l'inserimento dell'alunno disabile è affidato sia agli insegnanti curriculari sia agli insegnanti di sostegno, perché solo in questo modo si potranno raggiungere buoni risultati. Il Comitato con la preziosa collaborazione del dottore Goffredo Scuccimarra, segretario di una delle sezioni della Società italiana di Neuropsichiatria per l'infanzia e l'adolescenza (Sinpi) si è fatto carico anche di organizzare incontri formativi con i componenti delle unità multidisciplinari delle Asl per favorire la redazione di una corretta diagnosi funzionale. Se il modello approvato sarà rispettato anche nella tempistica proposta, le Direzioni scolastiche provinciali potranno assegnare gli insegnanti di sostegno alle varie scuole tra aprile e giugno di ogni anno sulla base di esigenze reali e non stabilite da un Tribunale amministrativo. Sarà importante anche il colloquio con le famiglie per cercare di raggiungere gli obiettivi prefissati con la loro collaborazione.

di GIOVANNI DELRIO,
Presidente della Consulta regionale per i disabili

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