Lupi d'Amare

Per Andrea il mare è bello e la barca è bella. Quest'estate, quando per la prima volta ha navigato sul lago d'Iseo, ha tenuto la barra del timone. Come è stato? «Bello» risponde con la semplicità di chi ha capito che, a questo mondo, tutto è bello. Alberto, che non si stacca mai dalla sua macchina fotografica, pensa a quanti scatti e riprese farà, Marco non sa cosa deve mettere in valigia mentre Massimo sta studiando sulla piantina la disposizione dei locali della casa galleggiante, dalla cucina alle cabine. L'unica preoccupazione di Walter è, invece, sapere cosa mangerà, «perché cascasse il mondo, a mezzogiorno nel piatto ci dovranno essere pizzoccheri e polenta». Li aveva assaggiati quest'estate in un rifugio di montagna e da allora, questo è il menù che la sua mente associa ogni volta «che si va a spasso, in vacanza». Non esattamente quello che ti aspetteresti di trovare in mezzo al mare, ma polenta e pizzoccheri sono stelle fisse nella sua costellazione mentale di ragazzo autistico. Una galassia di domande da rivolgere piano, di risposte che tardano qualche secondo, ma che poi arrivano spontanee, non filtrate da sovrastrutture o pregiudizi, di situazioni e fatti da immaginare, da spiegare con molta calma e con particolari precisi prima ancora che accadano. Anzi, più i dettagli sono precisi più riescono a placare l'ansia che pervade Walter. Prevedere quello che accadrà lo tranquillizza. Così, Lucio l'educatore del Centro Socio Educativo Spazio Autismo di Bergamo, da qualche settimana sta spiegando a lui come ad Alberto, Marco, Massimo ed Andrea quello che succederà da domenica prossima. È il «film» di un viaggio che non è ancora cominciato, ma nel quale i cinque «Lupi d'Amare», ragazzi autistici bergamaschi in età compresa tra i 23 ai 30 anni, sono già partiti. «Domenica prendiamo il pulmino e andiamo a Follonica e mangiamo e dormiamo sulla barca», comincia a raccontare Lucio, mentre Marco sgrana gli occhioni e lo interrompe: «Cameretta». «Sì, dormirai nella tua cameretta, anche se sarà più piccola di quella che hai a casa». Glielo ripete ancora, con tranquillità, così Marco, quando salirà a bordo, avrà già presente mentalmente la nuova realtà che, a quel punto, non lo spaventerà più. Dal 13 al 17 ottobre il Tirreno e il catamarano Maia saranno il mondo del quintetto dei «lupi», che con i tre educatori Lucio Deretti, Francesco Tonolini e Dario Pedruzzi e lo skipper Niccolò Barro si staccherà dalla terraferma degli affetti familiari, di luoghi conosciuti, di azioni ripetute come certezze cui la loro vita di autistici si àncora, per sfidare il mare e soprattutto un mare di luoghi comuni. Il primo tra tutti, quello che li vorrebbe condannati all'isolamento e all'esclusione sociale. Certo, dall'autismo non si può guarire, ma si può migliorare. Grazie alle terapie, innanzitutto, ma anche ad una accresciuta consapevolezza del problema ed alla maggiore capacità di entrare in sintonia con coloro che ne soffrono e con le loro capacità. Ci ha fatto scoprire come anche gli adulti possano essere autistici, Rain Man che ricordava l'esatta sequenza delle carte da gioco, ma era totalmente inconsapevole del fatto che la sua abilità potesse essere utilizzata per vincere al gioco d'azzardo. E con lui, impermeabile a qualsiasi manipolazione emotiva da parte del fratello, si associano miti della storia secondo cui Einstein, Mozart e molti altri grandi architetti, pittori, musicisti fossero autistici. È probabile, perché l'autismo, scoperto solo 70 anni fa dallo psichiatra infantile Leo Kanner, è ancora oggi un mistero per la ricerca scientifica. Si avanzano ipotesi biologiche, genetiche, farmacologiche, cognitive, ma non si arriva mai ad una completa definizione. E non accertando le cause, non è possibile stabilirne una cura. La sfida in mare aperto è al tempo stesso sconosciuta, come una terapia sperimentale e affascinante come un'avventura. Gli educatori e le famiglie l'hanno accettata nella consapevolezza che i loro ragazzi possano riuscire ad esternare il loro mondo interiore, dimostrando a tutti, magari non a parole, che ci sono, che fanno parte della società ed hanno una gran voglia di vivere. Un sogno reso possibile da uno sponsor, Vaillant Italia, che ha saputo leggere nelle pieghe di questo progetto di vita «speciale», perfetta per andare oltre il superficiale quotidiano e sfatare certe incrollabilità diagnostiche, come quella secondo cui i bambini autistici non avvertirebbero il senso del pericolo. Anche Alberto, Andrea, Marco, Massimo e Walter sono stati «bambini pesce» e «bambini della luna», così come vengono chiamati per l'insondabilità del loro mondo gli autistici, e adesso che sono ragazzi adulti sono pronti a toccare la luna nel cielo e conoscere i pesci che li scorteranno nella navigazione. Dicono che dove andranno ci siano molti delfini. Ci racconteranno di questo e di altri incontri in un diario che giornaliero che pubblicheremo. Aspettiamo di leggervi. Intanto buon vento, ragazzi.

di Donatella Tiraboschi

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