Ridare gioia ai bambini autistici grazie a una console

Lotta all’autismo. Riuscire a interessare i bambini autistici al gioco e alla socialità è impresa difficile, a volte difficilissima, ma certo non per chi intende “cambiare il mondo” come Daniele, Matteo, Antonio e Antimo, selezionato con “Fifthelement” tra i dieci finalisti di “ChangeMakers”, il programma di accelerazione di impresa legato all’Expo di Milano 2015. “Cerchiamo persone con un un’ambizione – si legge nel bando promosso dagli organizzatori dell’Expo – ovvero dar vita a un’impresa digitale di successo che abbia un impatto positivo sulla vita di almeno un milione di persone”. L’ambizione dei ragazzi di Fifthelement, se possibile, va oltre.
L’obiettivo è riuscire far entrare il mondo nelle fragili esistenze di questi piccoli pazienti con una tecnologia divertente e a basso costo. “Il nostro progetto – spiega Antimo Musone, salernitano fresco di laurea in Ingegneria informatica alla Seconda Università di Napoli – ha lo scopo di realizzare la prima piattaforma per l’autismo basata sull’interazione gestuale, in modo da supportare sia la terapia sia gli aspetti di Learning con servizi innovativi di teleassistenza”. Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità un bimbo ogni 250 nati è autistico, per un totale di 28 milioni di persone nel mondo. Per mettere un ulteriore freccia all’arco dei medici impegnati nella lotta contro questa complessa patologia, Musone e soci si sono serviti di Kinect, la consolle intelligente sviluppata da Microsoft. Opportunamente integrata da librerie, ovvero da codici, scritte dai ragazzi di Fifthelement il sistema permette il riconoscimento dei movimenti del corpo e della voce dei piccoli per favorirne l’interazione con i giochi. “Grazie all’utilizzo di sensori della consolle – continua Musone – il sistema permette di interagire con il bambino e di analizzarne l’attività ludica”. Va da sé che non si tratta di sostituire la terapia tradizionale, ma di un ulteriore strumento a disposizione di medici e terapisti. Con il non trascurabile vantaggio della personalizzazione della cura. “Poiché ogni bambino è unico, le attività possono essere personalizzate sulle diverse esigenze con livelli di difficoltà, contenuti e modalità di interazione scelte dal terapista”.

Musica, quiz e giochi sequenziali.
La piattaforma si basa su tre diverse tipologie di gioco. Ci sono dei “music game”, utili a stimolare attività motoria e socializzazione, dei quiz game, adatti a sviluppare le capacità comunicative dei bambini e dei sequential game, per stimolare l’attenzione e il controllo motorio. Al termine di ogni sessione il terapista può anche inserire in un diario web delle note private o condivise con la famiglia sui progressi fatti durante la sessione. In questo modo il terapista può programmare in modo efficace la terapia e i genitori sono costantemente aggiornati sui progressi dei bambini. “Abbiamo pensato soprattutto a chi non la possibilità di recarsi in centri specializzati, grazie a un sistema di assistenza remota e un meccanismo di scambio in tempo reale di immagini, video, informazioni sulla posizione del corpo del bambino, su eventuali progressi e con commenti tra l’esperto e i genitori”.

Da Sidney a Milano.
L’avventura di Fifthelement comincia lo scorso anno quando i quattro giovani informatici decidono di fare squadra per prendere parte all’edizione italiana di “ Microsoft Imagine Cup” , la più grande competizione di informatica a livello globale che ogni anno coinvolge oltre 350 mila studenti universitari di 200 diversi Paesi nel mondo. SI classificano (per inciso, ad arrivare secondi sono i napoletani di Revo) e conquistano la finalissima di Sidney. “Dopo quell’incredibile esperienza abbiamo deciso di insistere sul nostro progetto e ChangeMakers rappresenta senz’altro un’ottima occasione per strutturarci ancora meglio sul fronte della industrializzazione e commercializzazione del prodotto”. A questo punto dovrebbe essere chira anche la scelta del nome: il quinto elemento è la tecnologia. Dopo aria, acqua, fuoco e terra a strutturare il mondo c’è la tecnologia. “Forse a tecnologia non può guarire le persone ma può aiutarle, almeno noi faremo di tutto perché sia così per i nostri piccoli pazienti”.

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