Una vita in barca a vela per guarire la figlia autistica

Ha venduto tutto per comprare un undici metri e viaggiare al largo con la sua Sara di nove anni: "L'ho fatto perché credo che l'attività in mare possa aiutare la mia bambina". In viaggio con bimbi normodotati papà Eusebio spera di vincera la malattia

Quasi come fosse il protagonista di "Se ti abbraccio non aver paura", recente fenomeno editoriale: nel libro il padre, per combattere l'autismo del figlio, parte con lui per un lungo viaggio on the road in America. Nella storia che arriva da Loano, invece, i protagonisti si chiamano Eusebio e Sara: lei è una bimba di nove anni affetta da autismo, lui è il padre, che un mese fa ha venduto la casa e ha comprato una barca di undici metri, "Adagio Blu". Da allora vivono lì, ormeggiati alla Marina di Loano.

"L'ho fatto perchè credo nella nautica, nell'ambiente marino come supporto alla psichiatria", spiega. "Ho visto quanto faccia bene a mia figlia trovare emozioni in mare, e così ho pensato: perchè non dedicarmi ad attività che aiutino lei e altri bambini?".

E' nata così "Hakuna matata", un'associazione affiliata al Csen (Centro sportivo educativo nazionale, un milione e 400 mila iscritti in Italia) che organizza escursioni in barca per bambini autistici, con problemi comportamentali o sociali. Il progetto creato da Eusebio Busè ha il nome di sua figlia, Sara: "Partendo dal suo nome ho ideato l'acronimo 'Sostegno ai ragazzi autistici'", spiega.

L'obiettivo, dunque, è far scoprire ai ragazzi un ambiente diverso da quello delle loro case, insegnare a gestire le cime, le vele e la vita marittima, dando loro nuovi stimoli: "E le giornate che organizziamo non sono solo per bambini con problemi - racconta - ma anche per i normodotati. E' bello scoprire come collaborino, come si aiutino a vicenda, come nascano rapporti di amicizia e protezione. Sbaglia chi crede che i bambini, tutti quanti, non abbiano bisogno gli uni degli altri".

Eusebio, i ragazzi e i loro genitori salgono a bordo insieme e imparano come comportarsi nella quotidianità della barca a vela: "Non facciamo attività troppo ambiziose, non ci spingiamo a 50 miglia dalla costa né promettiamo ai bambini che vedranno balene o delfini - dice - Piuttosto facciamo in modo che la barca si muova grazie al loro lavoro, che scoprano come collaborare". Che trovino insomma emozioni in modo semplice ma efficace.

A Loano sono molti i sostenitori del progetto: dal direttore del porto Marco Cornacchia che li ospita nella Marina, fino agli amici velisti che lo supportano con donazioni. Eusebio precisa: "Il nostro non è un progetto di vela-terapia. Crediamo nei medici e per le terapie ci affidiamo a loro. Questo è un aiuto in più".

Nella storia di Sara e Eusebio c'è un unico diktat: "Lasciare a casa i pensieri e salire in barca con leggerezza e ottimismo. Per questo per l'associazione abbiamo scelto il nome 'Hakuna matata', tratto dalla canzone sulla spensieratezza del film 'Il re leone'".

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