Il grado zero dell'empatia

Abbiamo definito la mancanza di empatia come qualcosa che si ha quando una persona ne tratta un'altra come un oggetto. Ma non tutti coloro che trattano gli altri come oggetti hanno intenzione di causare danni. Per esempio, le persone con autismo classico trattano frequentemente gli altri come oggetti, ma non li raggrupperei con quelli che causano danni consapevolmente. La sindrome di Asperger rappresenta un caso di empatia zero-positivo, ma per quanto riguarda l'autismo classico? Quando iniziai le mie ricerche sull'autismo, nei primi anni Ottanta, lessi la descrizione, fatta da uno psichiatra infantile di Baltimora, Leo Kanner, di un ragazzo ospitato nella sua clinica: «Quando gli si tendeva una mano, in modo che non potesse ignorarla, ci giocava per un po' come se si trattasse di un oggetto separato. Quando aveva rapporti con delle persone, le trattava, o meglio trattava parti di esse, come se fossero oggetti. Era come se non distinguesse le persone dalle cose, o almeno che non si preoccupasse di questa distinzione.» (Kanner, 1943; corsivo mio).
Ora, trent'anni dopo, pensando al perché si trattino gli altri come oggetti, sono tornato alla relazione di Kanner. Molti di questi bambini trattano gli altri come oggetti, ma per fortuna questo spesso non porta a ulteriori danni. Possono ignorarvi, o apparire dimentichi di voi, ma non vi è alcuna intenzione di nuocere. Di tanto in tanto, se ci si trova sulla strada dei loro desideri, si può ovviamente diventarne vittima. Per esempio, Michael Blastland scrive del proprio figlio con autismo, Joe, che «quando vuole qualcosa da me, deve supporre che io sia il distributore automatico universale della natura, il grande pulsante per ogni desiderio che, premuto abbastanza spesso, lo soddisferà» (Blastland, 2006). Come ci si può sentire a essere trattati come un distributore automatico? In una certa misura, tutti i genitori hanno avuto la sensazione che il loro bambino li stesse semplicemente trattando come qualcosa in grado di soddisfare ogni loro richiesta, come se il genitore non avesse sentimenti o bisogni propri. Ma, a differenza di un bambino con autismo, la maggior parte dei bambini alla fine si accorge che il genitore è stanco o arrabbiato o ha bisogno di riposo. Sa quando fermare la disputa. Alcuni bambini sono più veloci di altri nel percepire i sentimenti dei genitori. I bambini con autismo, purtroppo, possono essere ciechi nei confronti dell'esistenza stessa dei sentimenti altrui, e questo può portarli a perseguire i propri desideri senza considerare l'altra persona. Un giorno Blastland e il figlio Joe erano in un ascensore del centro commerciale locale quando entrò una madre con il suo bambino in un passeggino. Il bambino iniziò a piangere e Joe, fra lo shock degli astanti, colpì il bambino per farlo tacere. Nel suo libro Michael si chiede: come si fa a spiegare a un perfetto estraneo, a questa donna che si preoccupa per il suo bambino più di chiunque altro al mondo, che il dolore appena causato da tuo figlio non era dovuto a un comportamento cattivo e voluto, ma che vostro figlio di dieci anni non ha idea del fatto che un'altra persona possa sentire dolore, o sentirsi ferita da una sberla? Secondo Michael, Joe tratta le persone, tra cui questo bambino, come si potrebbe trattare un oggetto. Se il volume del lettore video è troppo forte, c'è un pulsante da premere per abbassarlo. Se il bambino strilla troppo forte, prova a colpirlo per vedere se il volume si abbassa. Michael descrive anche come Joe avesse scagliato un giocattolo contro la sorella con altrettanta mancanza di consapevolezza del suo dolore. Ma Blastland sottolinea, e sono d'accordo con lui, che Joe non è psicopatico. La sua mancanza di consapevolezza dei sentimenti degli altri vuol dire che non sa di far loro del male. Lo psicopatico è consapevole di far male a qualcuno perché, nel suo caso, l'elemento "cognitivo" (il riconoscimento) dell'empatia è intatto, anche se l'elemento "affettivo" (la risposta emotiva ai sentimenti di qualcun altro) non lo è. La persona con autismo classico spesso manca di entrambe le componenti dell'empatia.

Lo psicolpatologo Simon Baron-Cohen studia l'empatia da più di trent'anni ed è il più grande esperto sulle basi neuronali di questa capacità, e delle conseguenze patologiche causate da disfunzioni nella capacità di empatia. Già nel suo primo libro, L'autismo e la lettura della mente (1995), si era concentrato sull'aspetto cognitivo dell'empatia e sul caso dell'autismo, in cui le difficoltà empatiche abbondano. Questione di cervello. La differenza essenziale tra uomini e donne (2003) è invece uno studio su come i due sessi differiscano nell'empatia. La scienza del male, in libreria in questi giorni per Cortina, di cui qui proponiamo uno stralcio, ha un obiettivo ancora più ambizioso. Baron-Cohen esplora anche il rovescio della medaglia dell'empatia, con un'analisi delle difficoltà che le persone con autismo incontrano nell'acquisire questa abilità essenziale. Ma delle conseguenze di non avere deficit cognitivi, ma mancare comunque di capacità empatica. Perché alcune persone sono crudeli? Una perdita dell'empatia porta inevitabilmente a questa conseguenza? Per rispondere a queste domande è necessario esplorare «le basi cerebrali dell'empatia e guardare ai suoi determinanti sociali e biologici». Scopo del libro è proprio comprendere la crudeltà umana, sostituendo il termine non scientifico "male" (che in genere produce spiegazioni circolari) con quello scientifico di "empatia". L'autismo e la psicopatia risultano così le due conseguenze estreme dei difetti neurologici a livello delle strutture da cui dipende la teoria della mente e la capacità di provare empatia l'autismo è il grado zero dell'empatia in negativo, e la malvagità il grado zero dell'empatia in positivo. Leggendo questo testo rivoluzionario e profondo, che prende le mosse dalla più cruda realtà dell'Olocausto, potrete anche capire qual è il vostro personale grado di empatia. Ma Baron-Cohen vi farà toccare con mano che cosa significa, per i soggetti autistici o psicopatici, non riuscire a vedere gli altri come persone ma come oggetti inanimati.

Armando Massarenti

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