I disabili a Paroli: «Noi, agli arresti domiciliari»

BRESCIA. Qualcuno, durante la conferenza stampa di ieri pomeriggio di fronte a palazzo Loggia, storce il naso nel vedere il personale che annaffia i fiori che ornano la piazza: «Vi sembra possibile spendere per queste cose e tagliare sui bisogni primari dei disabili? Se non è un´emergenza sociale questa...».
A protestare sono le associazioni bresciane che si occupano di disabilità che, a fronte dei tagli di 750mila euro sul budget sociale, alzano la voce. Se le cose non cambieranno, dicono, scenderanno in campo per manifestare.
Riuniti nella Consulta per la vita sociale, gli enti hanno steso una lettera indirizzata al sindaco Adriano Paroli per esprimere il rammarico di tagli lineari, senza criterio e, soprattutto, senza aver prima chiesto loro un confronto. «La cosa appare ancor più grave se si pensa che solo pochi mesi fa - spiega Carlo Colosini di Allenza salute mentale - il consiglio comunale, con voto unanime, ha aderito alla Convenzione Onu sui diritti di cittadinanza delle persone con disabilità. Mi pare l´abbiano annunciato solo sulla carta».
Gli enti firmatari della lettera sono le associazione Civili invalidi per tumori (Acit), Assistenza spastici (Aias), Alleanza salute mentale, Anfass, Mutilati invalidi civili (Anmic), Mutilati e invalidi del lavoro (Anmil), il Centro bresciano Down, il Comitato famiglie disabili (Co.Fa.D), Diabete Brescia, l´Ente nazionale sordi (Ens), la Polisportiva No frontiere, Slow Time, l´Unione italiana ciechi (Uici), l´Unione distrofia muscolare (Uildm) e l´Associazione italiana sclerosi multipla (Aism). Di quest´ultima, nonostante compaia sull´elenco degli enti firmatari, si è pubblicamente dissociato uno dei consiglieri, Arturo Bettoni:«So che il Comune ha più volte chiesto un confronto e proposte concrete, ma nessuna delle associazioni si è fatta sentire».
Polemica o meno, sono tangibili la preoccupazione e il malcontento, placati dall´arrivo, due ore prima della conferenza stampa, della richiesta del sindaco di un incontro fissato lunedì. «Siamo contenti che ci riceva il sindaco in persona perchè si deve smettere di considerare i servizi ai disabili come delle concessioni che fanno capo a un assessorato specifico - ha sottolineato Gloria Gobetto di Slow Time -: siamo cittadini come gli altri, dunque l´amministrazione di una città deve essere gestita nel suo complesso, a misura di tutti».
Ciò che le associazioni ritengono inaccettabile è che i tagli ai servizi per la disabilità riguardino anche i bisogni primari, come la mobilità:«Siamo a rischio segregazione - ha denunciato Maria Villa Allegri di Anffas -: basti pensare che l´Accabus è stato ridimensionato e ora sono consentite solo due corse giornaliere, non di più». Questo speciale bus, che secondo le associazioni costava al Comune circa 300mila euro, oggi è stato tagliato per 70mila. «Pensate se accadesse a un comune cittadino di sentirsi dire che è costretto a uscire di casa solo quando lo dice il Comune, come fosse un privilegio» fa presente Colosini». «Siamo agli arresti domiciliari - rimarca Villa Allegri -: ma è possibile che il trasporto dei disabili sia a carico dei servizi sociali invece che della società che si occupa della mobilità in generale? I disabili non sono cittadini di serie B e il solo fatto di considerarlo come un servizio a parte è una discriminazione».
LO STESSO vale per l´assistenza ad personam:«Non ci sarà il rimborso sulle badanti per almeno una mensilità» ha denunciato Gobetto. «Crediamo che i soldi, viste le tante spese non prioritarie che il Comune fa si possano trovare - spiega Luigi Bongiovanni -; abbiamo sentito tante promesse elettorali, ma nessuno si è davvero fermato a sentire i bisogni imprescindibili che ogni giorno viviamo sulla nostra pelle o su quella dei nostri cari».
Al sindaco, lunedì, le associazioni chiederanno «maggior buon senso» nella scelta delle priorità:«Sappiamo che i tagli sono necessari, ma vanno fatti in modo certosino e sartoriale - spiega Gobetto -: per il futuro vorremmo essere coinvolti in sede di bilancio economico preliminare».
Il messaggio che le associazioni vogliono far passare è che i servizi per le persone con disabilità non dovranno mai più essere considerati come caritatevoli:«Se così fosse torneremmo indietro - spiega ancora Gobetto -, pena un impoverimento sociale e culturale inaccettabile».

di Michela Bono

 

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