La bici degli abbracci va alla conquista dell'Europa

La hugbike, la bicicletta pensata per ragazzi autistici, nei giorni scorsi è stata presentata al Rehacare di Düsseldorf. In Italia ne circolano già oltre 200. Quest'anno è stato presentato il modello a pedalata assistita e per il 2016 si punta alla versione sportiva, che costerà il 30% in meno.

Il 2 aprile 2014, Giornata Mondiale di sensibilizzazione sull’Autismo, Ottavio, Simone e Giampietro regalarono una hugbike a Papa Francesco: tutta bianca, assemblata da loro. Era la prima bici che debuttava in pubblico, a parte i prototipi. Oggi in Italia circolano più di 200 hugbike e la “bici degli abbracci” ha fatto da pochi giorni il suo debutto in Europa, alla Rehacare di Düsseldorf.

La hugbike è nata fra Padova, Treviso e Godega di Sant’Urbano (TV) nell’estate 2013, dall’intuizione di un gruppo di genitori di ragazzi autistici. Mario Paganessi è il direttore della Fondazione Oltre il Labirinto e insieme a suo figlio è uno dei primi sostenitori di questo speciale tandem che si guida dal sellino posteriore, grazie a un manubrio lungo, ma che dà a chi sta sul sellino davanti l’impressione di guidare: un’enorme gratificazione per ragazzi autistici.

«Da quel 2 aprile abbiamo iniziato la commercializzazione, ne abbiamo vendute più di 150, alcune anche all’estero, in Slovenia, Svizzera, Francia. A Godega la cooperativa ne produce 3 alla settimana, ci lavorano due ragazzi autistici e tre con altre disabilità, seguiti da due maestri di bottega», racconta oggi Mario Paganessi. Dalle mani dei ragazzi escono selle, un pezzo del manubrio e del pedale, il sacchetto con le istruzione e le chiavi: «un ragazzo va a Padova una volta al mese, realizza anche operazioni più complesse. Con lui stiamo costruendo una agenda iconica che gli consenta di ripetere la sequenza in altri contesti».

La hugbike è cresciuta. «Nel 2015 abbiamo proposto il modello a pedalata assistita, che piace molto perché consente di andare in bicicletta anche a chi ha figli ormai grandi o a chi vive in collina. Ha aperto nuovi scenari», ride Paganessi ricordando la fatica che lui ha fatto la scorsa primavera, quando insieme a suo figlio ha fatto in hugbike la tappa Treviso-Valdobiaddene del Giro d’Italia. A breve invece ci sarà un nuovo prototipo, la versione sportiva della hugbike: «stiamo testando un nuovo telaio, sempre con la consulenza gratuita di Gianni Trentin, l’obiettivo è quello di ridurre il costo della bicicletta in maniera significativa, per poterla vendere a 1600 euro rispetto ai 2500 di oggi», spiega Paganessi.

Al Rehacare di Düsseldorf la hugbike ha fatto furore: «Per noi è stato un investimento significativo, ma ne è valsa la pena. La bici è piaciuta perché fino ad ora per le persone con disabilità c’erano solo dei “tricicli giganti”. Abbiamo già spedito una bici in Spagna in comodato per sei mesi a una persona che voleva provarla, abbiamo contatti promettenti in Danimarca, Austria, Olanda, Usa, Canada...».

In questi mesi c’è anche chi ha proposto a Paganessi di cedere il brevetto: «Non lo faremo, almeno finché attorno a questo progetto ci sarà l’entusiasmo che c’è ora. Sono nate sinergie incredibili, con grossi donatori o aziende che hanno acquistato delle hugbike e le hanno donate a associazioni o centro diurni, mettendola a disposizione di più persone».


di Sara De Carli

 

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