Galline per il figlio autistico, la battaglia di una mamma statunitense

Che male possono fare cinque galline? Nessuno, anzi, per la signora Sherri Frushon sono di grande aiuto nelle difficoltà quotidiane che l’autismo riserva al figlio Anthony. Dar loro da mangiare, tenerle pulite e, in generale, passare il tempo con loro tranquillizzano il figlio di dieci anni e lo hanno aiutato a combattere la malattia. Le cinque Morosete sono animali più dolci e sociali delle normali galline e quando Anthony se le mette sulla spalla, si strofinano sul collo come se lo volessero abbracciare. Un gesto che illumina di felicità il volto del ragazzino. Un aiuto che nessun altro è stato in grado di dargli dice la madre. 

Ora però le cinque galline rischiano di dover essere sottratte alla signora perché il regolamento di Brownsburg, cittadina di Indianapolis, prevede che si debba avere un’autorizzazione per poter tenere quel tipo di animali in giardino. 

Ma quando la signora Frushon ha chiamato in municipio per informarsi le è stato risposto che si sarebbe dovuta sbarazzare delle galline entro dieci giorni, pena una multa di 2500 dollari. 

La donna in un primo momento ha deciso di portare le galline in una fattoria, ma vedendo il peggioramento di Anthony, ha poi deciso di riportarle a casa, per il bene del figlio.  

I responsabili dell’ufficio contattato negano di averle intimato di cacciare via le galline, ma di averle richiesto di seguire la procedura prevista per l’approvazione: la signora Frushon dovrebbe sborsare 600 dollari per la pratica e chiedere a tutti i vicini se la presenza delle cinque galliene dia loro fastidio. 

Una pratica particolarmente onerosa per il suo budget familiare e complicata in termini di tempo da spendere dovendo fare il porta-a-porta a tutte le abitazioni del quartiere. 

«Dovrei uscire con un blocco per appunti e chiedere i miei vicini tutto intorno a me se sono contrari o favorevoli al fatto che io tenga delle galline terapeutiche sulla mia proprietà» ha commentato la mamma di Anthony, aggiungendo che non vicini si sono mai lamentati. «Non riesco a credere che devo passare attraverso tutto questo solo per essere in grado di permettergli di stare con delle galline terapeutiche». 

Così la signora Frushon si è attivata per far uscire dai confini cittadini la sua storia, affidando il tutto ai social network e a una petizione online con la quale chiede il supporto della gente. Mentre sono già quasi 40mila le firme raccolte, sarebbe in corso anche una raccolta fondi per permettere alla famiglia di pagare tutte le spese necessarie. 

Esiste comunque un precedente che gioca a favore della sua storia: in Florida una famiglia ha ottenuto l’autorizzazione legale ad accudire polli in una cittadina dove sono vietati per ragioni di quiete pubblica, proprio perché medici e psicoterapeuti hanno confermato i miglioramenti su un altro bambino autistico. 

twitter@fulviocerutti  

Condividi su Facebook