Autismo, "una legge troppo parziale": le critiche delle regioni

Sono contenute in un documento appena approvato, che sarà presentato in audizione alla commissione Igiene e Sanità del Senato. Tra le principali criticità: elementi "controversi e non scientifici". 

ROMA. Una legge “troppo parziale”, perché si occupa di una sola patologia: è questa una delle fondamentali criticità rilevate dalle regioni nel testo base della legge “Disposizioni in materia di prevenzione, cura, riabilitazione delle persone affette da autismo e di assistenza alle famiglie”, adottato dalla commissione Igiene e Sanità del Senato. Il documento delle regioni, appena approvato, sarà consegnato in audizione alla commissione stessa. Tra gli altri elementi critici individuati, c’è il rischio che la rete per l’autismo sia collocata esternamente e parallelamente ai servizi esistenti. Infine, sono presenti elementi “controversi e non scientifici”, come diete e vaccini, come pure questioni contraddittorie rispetto alla normativa esistente (farmaci, esenzioni, Lea)”. 

Accanto a queste osservazioni critiche, le regioni evidenziano però, nello stesso documento, diversi elementi positivi del testo innanzitutto, il riconoscimento della necessità di garantire una diagnosi precoce e interventi tempestivi basati sulle evidenze, come pure la continuità delle cure nella transizione verso l'età adulta e in tutte le età della vita. Si sottolinea l’indispensabile coinvolgimento attivo della famiglia, nonché la rilevanza degli interventi educativi e sociali, ad integrazione di quelli sanitari. Molto positivo poi il riconoscimento dell’importanza di un sistema di rete, con un approccio multi professionale, interdisciplinare e specifico per età e per tipologia di disturbo. 

Le regioni propongono quindi alcune modifiche del testo. Innanzitutto, dal punto di vista del lessico, si chiede che il termine “autismo” sia sempre sostituito con “disturbi dello spettro autistico”. Per quanto riguarda invece i contenuti, le regioni chiedono che i centri di riferimento non siano considerati i luoghi fisici della presa in carico di tutte le persone con disturbi dello spettro autistico, abbiano solo funzione di supporto, consulenza e formazione per le altre strutture. Collocare la presa in carico all’interno degli stessi centri di riferimento sarebbe infatti “insostenibile dal punto di vista epidemiologico”, “troppo faticoso in termini di spostamenti per gli utenti”, “sradicante rispetto ai contesti territoriali. Infine, la creazione di una banca dati specifica per l'autismo sarebbe “poco utile” in assenza di un sistema informativo per i disturbi neuropsichici dell’età evolutiva. Per quanto riguarda in particolare la residenzialità, si tratta di una questione fondamentale, ma si deve prestare la massima “attenzione all'avanzare dell'istituzionalizzazione di ritorno e ai costi conseguenti”. 

Di fronte alle osservazioni delle regioni, già iniziano a reagire le famiglie e le associazioni: in particolare, non piace la critica mossa alla “legge troppo parziale, che si occupa di una sola patologia”. Una legge specifica sull’autismo “è necessaria per la sua incidenza che va ben oltre gli altri disturbi dell'età evolutiva”, replicano alcuni membri del gruppo Facebook “Io ho una persona con autismo in famiglia” - In Italia ci sono circa 2 milioni di invalidi civili di cui 600 mila circa sono autistici. Ciò significa che l'autismo corrisponde ad un terzo di tutta la disabilità presente nel nostro Paese”. Le associazioni, intanto, stanno pensando a una riunione congiunta di tutti i presidente, per discutere della legge e delle sue possibili modifiche. (cl)

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