Autismo ed esposizione prenatale a ormoni steroidei

Un'elevata concentrazione di ormoni steroidei nel liquido amniotico potrebbe contribuire allo sviluppo di disturbi dello spettro autistico. A questa conclusione è giunto un ampio studio effettuato da ricercatori dell'Università di Cambridge e pubblicato sulla rivista “Molecular Psychiatry”, nel quale gli scienziati hanno analizzato circa 20.000 campioni di liquido amniotico delle madri di altrettanti giovani danesi nati fra il 1993 e il 1999, confrontandone i risultati con l'elenco di quanti negli anni successivi hanno ricevuto una diagnosi per uno dei disturbi dello spettro autistico.

Questi risultati, avverte peraltro Simon Baron-Cohen, primo firmatario dell'articolo, sono solo preliminari, non escludono altre concause e richiedono la verifica del fatto che gli aumenti dei livelli di ormoni osservati siano specifici per l'autismo e non condivisi da altre condizioni dello sviluppo neurologico fetale. Quindi, “dal punto di vista clinico, i risultati non dicono nulla sul potenziale uso di questi dati come un test prenatale per valutare il rischio di autismo di singoli soggetti”.

Sessione di ippoterapia con un bambino autistico (© ABK/BSIP/Corbis)Il fatto che l'autismo colpisca i maschi più delle femmine ha suggerito l'idea che i livelli degli ormoni steroidei possano influire sullo sviluppo precoce del cervello nel feto, tanto da rappresentare un importante fattore di rischio biologico per l'emergere dell'autismo. Questa ipotesi è stata sviluppata nel decennio scorso proprio da Baron-Cohen che ha formulato la teoria del "cervello maschile estremo", secondo cui i disturbi autistici sarebbero legati ad anomalie nello sviluppo dei circuiti cerebrali dovuto a una iper-mascolinizzazione del cervello. I primi tentativi di verificare la teoria misurando i livelli di testosterone a livello fetale e del liquido amniotico avevano dato però risultati controversi, anche per il numero ridotto di soggetti valutati negli studi.

Nella nuova ricerca Baron-Cohen e colleghi hanno coinvolto il progetto Danish Historic Birth Cohort (HBC), che dalla fine degli anni settanta ha raccolto e conservato presso il Statens Serum Institute a Copenaghen i campioni di amniocentesi, sangue e siero materno relativo a oltre 100.000 neonati. Fra i soggetti nati tra il 1993 e il 1999 dei quali erano disponibili i campioni ne sono stati identificati 129 che negli anni successivi alla nascita hanno ricevuto una diagnosi per una forma di autismo sulla base dei criteri dell'ICD-10 (International Classification of Diseases, decima revisione) dell'Organizzazione mondiale della Sanità.

Nei campioni che riguardavano questi 129 soggetti i ricercatori hanno misurato non solo i livelli di testosterone, ma anche quelli di altri quattro ormoni steroidei (progesterone, 17α-idrossi-progesterone, androstenedione e cortisolo). In questo modo, Baron-Cohen e colleghi hanno scoperto che nel liquido amniotico delle madri i cui figli maschi sono stati poi diagnosticati come affetti da qualche forma di disturbo dello spettro autistico, i livelli di tutti questi ormoni erano più elevati rispetto a quelli osservati nei soggetti usati come controllo. Nello studio non è stata testata un'eventuale origine di questo eccesso di attività steroidea durante lo sviluppo fetale, quindi, scrivono gli autori, “saranno necessarie ulteriori ricerche per capire come possono contribuire a questi livelli elevati le diverse fonti di queste sostanze”.

 

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