L'autismo si affronta a Lizzana. Nuova casa-laboratorio con Il Ponte e l'Universita'

LIZZANA. È un sogno che tra non molto diventerà realtà, un centro per l'autismo che accoglierà ragazzi ed adulti in un ambiente protetto e stimolante e, come ci tiene a sottolineare Filippo Simeoni - direttore della Cooperativa Il Ponte - il più possibile aperto alla città. La palazzina di tre piani sta sorgendo in via delle Porte Rosse a Lizzana, tra il cimitero e la Marangoni, e ospiterà al piano terra una sala multiuso ed una palestra motoria, al primo piano dei laboratori per le attività manuali e creative ed all'ultimo piano una specie di zona relax, con salotti e soggiorno, utile per la socializzazione.
«L'idea - spiega Simeoni - è nata alcuni anni fa, con l'intento di creare servizi che diano risposte più mirate e così cercare di ampliare le offerte dedicate per le persone affette da autismo. È da una ventina d'anni che ci occupiamo di disabilità in generale, ma poi con il passare del tempo, la specializzazione per questo tipo di problema è andata crescendo. Il progetto è frutto della collaborazione con il Laboratorio di osservazione e diagnostica funzionale del Dipartimento di psicologia e scienze cognitive: lavoriamo a stretto contatto con la professoressa Paola Venuti».
La cooperativa si occupa direttamente di circa 65 ragazzi dai 18 anni in su con problemi riconducibili allo spettro autistico. Per quelli più piccoli e per gli adolescenti, l'impegno è invece quello di affiancare l'insegnante di sostegno nella didattica e nella cura dello studio, con gli operatori che vanno a scuola e si impegnano sul campo. «In realtà - prosegue Simeoni - ora l'orientamento degli interventi è principalmente rivolto verso il lavoro di squadra, team class, con tutta la classe che partecipa attivamente alle attività di supporto ai ragazzi autistici». La costruzione dell'edificio ha radici lontane e «parte da un piano di sviluppo che dal 2009 vuole mettere al centro un nuovo disegno dei servizi offerti dalla cooperativa» e questo per «rispondere in modo più flessibile, prossimo e competente ai bisogni espressi dalle famiglie».
Ma di cosa ha bisogno chi è affetto da disturbo dello spettro autistico? Secondo Simeoni, «di persone formate, che sappiamo di cosa si tratta e quali sono le migliori pratiche da mettere in atto e che si sappiano muovere affrontando la complessità generata dalle problematiche di questo disagio: difficoltà di regolazione emotiva, deficit gravi a livello comunicativo, cognitivo e relazionale». Sono sempre più i ragazzini affetti da autismo, i dati scientifici più aggiornati emersi da un convegno a Rovereto un paio di mesi fa parlano di 1 su 150, un dato allarmante. Questa è una condizione cronica, che dura per l'intero ciclo di vita e che molto spesso impedisce l'inserimento nel mondo del lavoro. Tra le attività portate avanti dalla cooperativa c'è anche quella, importantissima, di «farli esprimere, applicarsi ad attività complementari che li aiutino a regolare le emozioni e a socializzare». «Quello del centro è un progetto fortemente inclusivo - conclude Simeoni - aperto alla città e che prevede l'applicazione di tecniche specifiche, un luogo vitale e carico di energia positiva dove la creatività e le relazioni umane sappiano provocare la quotidianità reinventandola».

di Barbara Goio

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