Autismo, appello di un padre: fate tornare mio figlio

ROMA Storie di famiglie divise dall'autismo. Una di queste arriva oggi dalla Gran Bretagna e vede come protagonista un padre inglese, della Cornovaglia, lanciare un appello sulla 'BBC Radio 5 live' per far tornare a casa suo figlio autistico. Il ragazzo, Josh Wills, ha tredici anni ed e' seguito all'interno di un'unita' di valutazione e trattamento distante 260 miglia dalla sua famiglia. "Josh ha bisogno di un sostegno costante - racconta il genitore- un trattamento che l'ospedale NHS Trust in Cornovaglia non puo' fornire". Cosi' l'adolescente con autismo grave e' stato mandato nel 2012 a Birmingham, dove "doveva rimanere inizialmente solo per 6 mesi e invece, a distanza di 18 mesi, e' ancora li'".

Un dolore misto a nostalgia per una famiglia che, oltre ad affrontare le difficoltà di un disturbo tanto complesso, soffre anche la mancanza di servizi e la distanza del figlio. Il padre di Josh, Phillip Wills ha aggiunto in radio: "Ho totalizzato 38 mila miglia di viaggio in treno per vedere Josh ... non ho baciato mio figlio per la buonanotte per 18 mesi ".

La storia sta dilagando su Twitter con l'hashtag #BringJoshHome e su Change.org e' nata anche la petizione 'Please bring my son back home #BringJoshHome': "Josh ha trascorso sia il suo 12° che 13° compleanno in questa unita' a 260 miglia di distanza da me e dal resto della sua famiglia in Cornovaglia e non ha mai incontrato la sua sorellina. Tutta questa esperienza e' straziante, noi stiamo lottando per far ottenere a Josh le cure di cui ha bisogno- afferma Phillip- piu' vicino a casa e alla sua famiglia. Invece, nelle ultime settimane ci hanno detto che non puo' tornare ma che dovra' andare in un altro servizio ancora piu' distante da casa, lontano circa 170 miglia".

Nel frattempo il ragazzo "chiede continuamente di noi e quando non riesce a vederci diventa ancora piu' ansioso- spiega rammaricato il padre- con un forte impulso di autolesionismo. Si ferisce da solo a tal punto da mettere in pericolo la sua vita". I genitori vanno a trovare il figlio ogni fine settimana, eppure cio' che piu' li affatica non e' il viaggio ma l'incomprensione della situazione: "Non riusciamo a capire il motivo per cui Josh non puo' ricevere lo stesso livello di cura piu' vicino a casa, cosi' da non dover viaggiare per piu' di 5 ore solo per abbracciarlo".

Josh "non e' l'unico figlio lontano dalla sua famiglia e dalle persone care. Ci sono attualmente 185 bambini e giovani con difficolta' di apprendimento o autismo in situazioni simili- rivela Phillip- sono sicuro che questi genitori si sentano altrettanto impotenti e frustrati come me".Il papa' conclude: "Cio' che e' necessario per Josh , e per altri come lui , e' un'assistenza di buona qualita' vicino casa. Stiamo implorando la Kernow Clinical Commissioning Group di sviluppare un sistema di supporto e di servizi che ora manca, per consentirci di far tornare Josh in Cornovaglia. Facciamo #BringJoshHome!". (DIRE)


 

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