I caregiver arrivano in tribunale: a Milano prima udienza sul ricorso collettivo

MILANO. Mancano due settimane alla prima udienza relativa al ricorso collettivo nazionale dei familiari caregiver di tutta Italia. Martedì 27 maggio, a partire dalle 9, presso il tribunale di Milano (sezione Lavoro), si concluderà la prima importante tappa dell’iniziativa avviata un anno e mezzo fa, alla fine del 2012, da un gruppo di persone che, ogni giorno, si prendono cura, con continuità, fatica e sacrifici, ma senza alcun riconoscimento previdenziale, giuridico ed economico, dei propri familiari disabili. Una condizione pesante, per la quale in Italia non esiste alcuna tutela di legge, sebbene comporti, in molti casi, la rinuncia al lavoro e per quanto sgravi lo Stato di un compito che gli spetterebbe. Una condizione quindi inaccettabile per tanti, che hanno deciso di unire le forze e le risorse per mettere in piedi una “causa collettiva contro lo Stato”, con l’obiettivo di ottenere il riconoscimento giuridico di una figura che, in quasi tutti i Paesi europei, è tutelata a diversi livelli. Finora, sono tre i tribunali coinvolti: Milano, Roma (udienza il 22 settembre) e Palermo (udienza l’11 dicembre): circa 400 i singoli ricorsi presentati, mentre adesioni e richieste sono arrivate da molte altre città, in cui l’iniziativa è possibile che si attivi nei prossimi mesi. 

“Il familiare caregiver – spiegano i promotori dell’iniziativa, attraverso il blog “La cura invisibile” - è colui che, in ambito domestico, si occupa a 360 gradi di un proprio familiare con grave disabilità, compensando con il proprio lavoro di cura la latitanza, se non l’assenza totale, di uno Stato che dovrebbe garantire almeno i diritti più elementari, da quelli costituzionali a quelli sanciti a livello internazionale”. Questa figura è “totalmente disconosciuta solamente in Italia, dove l’assistenza alle persone con disabilità più severe è paradossalmente affidata o totalmente alla famiglia o totalmente allo Stato. E’ infatti consuetudine tutta italiana, quando il familiare non è più in grado di far fronte all’insostenibile carico del lavoro di cura, proporre come unica estrema soluzione l’istituzionalizzazione della persona con disabilità. Questo senza valutare soluzioni intermedie di sostegno alla famiglia che rappresentino una valida alternativa sociale, economica, accettabile eticamente ed emotivamente”. Infatti tutti i principali paesi europei, compresa la Grecia, nonostante la dilagante crisi economica, prevedono normative a tutela e a sostegno di “coloro che rappresentano la vera colonna portante del nostro stato sociale”. 

In Italia, quindi, da 20 anni associazioni e comitati si battono per il riconoscimento di questa figura: l’unica risposta positiva ricevuta finora è la parziale approvazione di una legge che, oltre a essere in insufficiente e inadeguata rispetto ai bisogni e alle richieste, non vide peraltro mai la luce, per “mancanza di disponibilità di bilancio per i necessari 50 milioni di euro”. (cl)

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