"Vogliamo cure serie per i nostri figli"

NOVARA. «Vogliamo cure vere e serie, non trattamenti con farmaci che riducono i nostri figli a poveri zombie»: così ieri Benedetta De Martis ha concluso il suo appello al Governo e al Parlamento per una legge che finalmente preveda diagnosi, terapie, centri specializzati (e soprattutto i fondi per attuarli) destinati ai malati di autismo.

Al fianco della presidente dell'Associazione genitori soggetti autistici, c'era la deputata Franca Biondelli (Pd), firmataria di un progetto per una nuova norma già nella precedente legislatura: l'aveva depositato in Senato, a marzo l'ha riproposto alla Camera. Ce ne sono altri, presentati da altri schieramenti.
«A livello politico siamo d'accordo, non ci sono problemi - ha assicurato Biondelli -. È una questione di priorità negli argomenti da trattare e per me questo rappresenta un problema enorme e non più prorogabile. L'ho constatato incontrando le associazioni dei familiari in tutta Italia prima di scrivere la legge. La presidenza del Consiglio mi ha contattato per costituire un tavolo di dibattito dopo le feste. Non mi fermerò. Piccoli passi sono stati fatti: finalmente si è parlato di autismo in Parlamento».
In effetti il primo disegno di legge sull'argomento è stato presentato da lei nel 2011: «Per 60 anni la politica ha ignorato questa malattia - ha sottolineato Liana Baroni, presidente nazionale Angsa -. Manca addirittura la cosa più banale: una statistica su quanti casi esistano. La ricerca si sta muovendo e ci sta facendo capire qualcosa di più. Le Regioni no, serve una legge».
Per sollecitare la nuova norma ieri era a Novara anche il professor Carlo Hanau, docente di Statistica medica all'Università di Modena e Reggio Emilia: «La psicopedagogia ha compiuto grandi passi per migliorare la diagnosi, ma è necessario un intervento precoce, intensivo e strutturato. L'impresa di attuare queste strategie è resa difficile dall'ignoranza e dalle false teorie che in Italia trovano ancora degli epigoni fra gli operatori della neuropsichiatria. Altra difficoltà è la mancanza di integrazione fra scuola, sanità e servizi sociali, che rischia di offrire interventi ridondanti dispendiosi e poco efficaci. Manca il progetto individuale di vita».
Irene Demelas, dell'associazione Luce per l'autismo di Pinerolo, un'altra madre costretta a convivere con la malattia, ha sottolineato: «La legge deve sempre parlare di cura, mai di assistenza. Questo sia ben chiaro. I nostri figli sono stati maltrattati e invece hanno bisogno di terapie sin da piccoli per limitare la gravità da adulti».
Bruno Motta, padre di Giulia, ha fatto presente alla parlamentare anche la difficoltà di conciliare lavoro e cura: «Sono previsti due anni di congedo parentale ma non basta. L'impegno è enorme e la possibilità di assistere i malati non è prevista al di fuori di questo periodo». «Noi - ha aggiunto De Martis - vogliamo solo che lo Stato garantisca ai nostri figli abbiamo le stesse possibilità di sviluppare le loro potenzialità che hanno gli altri bambini».

di Barbara Cottavoz

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