Prof "occupato", alunno rispedito a casa

«Mio figlio rimandato a casa da scuola perché l'insegnante di sostegno deve seguire l'intera classe quando mancano i professori». La denuncia arriva dalla madre di un ragazzo disabile che frequenta la prima classe della scuola media "Bruno Maderna" della frazione di Sant'Anna. «Quest'anno mio figlio è già stato rimandato a casa dieci volte - racconta la signora -. L'ultima addirittura alle 9.30, proprio ad inizio della giornata. Ogni volta sono stata chiamata dall'insegnante di sostegno che mi diceva di non riuscire a gestirlo, e io non capivo il perché. Ho chiesto spiegazioni più volte, ma non mi sono state date. Anche le mamme di altri bambini si sono lamentate con me perché dicevano che mio figlio disturbava la classe e io non ero al corrente della situazione che si era venuta a creare». Il ragazzino usufruisce della legge 104 e gli è stato assegnato un insegnante di sostegno per 18 ore settimanali con rapporto "uno a uno". «Questa situazione ha comportato per me un notevole disagio - spiega la madre -. Ormai sono a costante disposizione della scuola perché ogni giorno rischio che mi arrivi una telefonata. Problemi quindi che si ripercuotono sul lavoro. Mio marito una mattina è dovuto tornare a casa prima per andare a prenderlo». Ma ieri, dopo l’ennesima chiamata, sono arrivate le motivazioni. «Finalmente - riprende la madre - l'insegnante di sostegno mi ha comunicato che non riesce a badare a mio figlio perché deve sostituire gli altri insegnanti. Una mattina aveva addirittura due classi da seguire per coprire le assenze degli altri professori». La signora, si è rivolta anche all'Ufficio scolastico territoriale: «Questa situazione deve finire - afferma categoricamente -. L'insegnante di sostegno deve badare ai ragazzi con difficoltà e il rapporto deve essere quello previsto, nel mio caso di "uno a uno". Mio figlio non può essere rimandato a casa per i problemi di personale della scuola». Da parte sua, il dirigente scolastico Luigi De Perini smentisce categoricamente: «Non è assolutamente vero che il ragazzo vada a casa perché mancano gli insegnanti, sostituiti da quello di sostegno - ribatte -. Senza entrare troppo nei particolari, visto che esiste anche la privacy, possiamo dire che ci sono dei momenti in cui la situazione diventa critica da gestire ed è quindi opportuno chiamare la famiglia».

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