Veneto, i servizi domiciliari per non autosufficienti e disabili entrano nei Lea

VENEZIA. “Una rivoluzione culturale”: così l’assessore alle Politiche sociali della regione Veneto, Remo Sernagiotto, definisce il provvedimento di giunta che destina, in pratica per la prima volta in Italia, tutto il comparto delle prestazioni e dei servizi domiciliari nel settore sociosanitario (non autosufficienza e disabilità) ai livelli essenziali di assistenza. Il provvedimento, che sarà ora trasmesso al consiglio regionale per avere il parere della competente commissione consiliare, nasce su proposta del governatore Luca Zaia, di concerto con l’assessore alla sanità Luca Coletto.

La delibera istituisce di fatto l’impegnativa di cura domiciliare con cui, dal 1° luglio 2013, saranno unificati nelle Aziende Ullss gli interventi dell’ambito socio-sanitario in un unico paniere della domiciliarità, che sarà strutturato in cinque categorie: basso, medio, alto bisogno assistenziale, grave disabilità psichica e intellettiva e grave disabilità fisico-motoria. Le impegnative potranno essere erogate sotto forma di contributo economico o di servizi. Nell’ambito dei Lea sono stanziati oltre 94,5 milioni di euro mentre negli extra Lea l’importo è di poco meno di 7 milioni. Il governatore Zaia sottolinea l’importanza di avere “un paniere unico di servizi per la domiciliarità che semplificherà senza dubbio il ricorso ai servizi e alle prestazioni da parte delle persone non autosufficienti e disabili e delle loro famiglie. Anche in questo campo il Veneto apre la pista in Italia, l’inserimento di queste voci nei livelli essenziali di assistenza rende certo il diritto alla loro esigibilità, contenendo nello stesso tempo la spesa: un risultato non di poco conto in questa fase”.

“Fino a ieri – precisa Sernagiotto - con il fondo sanitario della sanità non si potevano erogare contributi o prestazioni a un non autosufficiente che stava in casa, ma li si potevano attribuire solo se stava in una casa di riposo o in un altro contenitore sociosanitario. Da oggi in poi, invece, il fondo sanitario sarà utilizzato anche per la domiciliarità. È una notizia fondamentale, per la quale ho lavorato in questi anni al fine di una migliore assistenza, una buona vita per queste persone mantenendole nel loro ambiente e del miglior sostegno sociosanitario alla persone non autosufficienti e alle loro famiglie”. Per Sernagiotto il potenziamento della domiciliarità, in questi tempi di crisi, “è indispensabile perché più sostenibile economicamente, costando circa un terzo in meno della residenzialità”.

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