L’emozione della moto per svegliare un sorriso

BOLZANO. Michele si infila il casco con un bel sorriso stampato sotto uno sguardo curioso, poi si sbatte le manine in testa per misurarne la durezza, e soddisfatto alza il pollice per tranquillizzare la sua mamma ancora perplessa, «Tutto ok», poi alza le mani al cielo con le dita a V.
Tutto questo potrebbe sembrare niente di eccezionale, e invece è quasi un miracolo: Michele è un bambino autistico di otto anni, per lui qualunque gesto che trasmetta un pizzico di emotività è un regalo prezioso che fa a chi lo circonda, e ieri pomeriggio ne ha distribuiti a piene mani.
E’ successo ieri nel Safety Park di Vadena, dove l’associazione di genitori di bambini autistici di Trento Agsat (presieduta da Giovanni Coletti), con la gemellata altoatesina Viktor, si sono incontrate per regalare ai loro “figli più fragili” un pomeriggio in sella a motociclette e quad da inzaccherare sul circuito sterrato.
Una trentina di famiglie di tutta la regione hanno accolto l’iniziativa con curiosità; più o meno tutti domandandosi quale sarebbe stata la reazione, sempre imprevedibile, del bambino autistico di casa di fronte alla novità di ritrovarsi seduto su una moto come se niente fosse. «La cosa più bella è vedere come si siano mescolati i bambini autistici con i loro fratelli e sorelle, che quasi non si distinguono più i “normali” dai “malati”», sorride Francesco Festa, padre di Alessio, 5 anni e stanco morto dopo la giornata a scorrazzare nel fango a rincorrere il figlio e la moto su cui viaggiava.
Luca, altro bambino chiuso in un mondo tutto suo, si è preso paura ed è voluto andar via di corsa: i suoi genitori l’hanno messo in macchina e l’hanno riportato a casa, ma non è una sconfitta: anche la paura è un’emozione, e in fondo lo stimolo è valso a qualcosa. Stimoli, appunto. E’ la prima volta in tutta Italia che dei bambini autistici salgono su una moto da trial e fanno le sgommate nel fango. Tutto grazie alla determinazione di una mamma, Deborah Albertini, socia del Motoclub di Egna e volontaria appassionata per la causa di restituire un po’ di felicità a questi bambini. Insieme a lei si è mosso tutto il motoclub, con furgoni e attrezzature, che ha deciso di sponsorizzare l’evento e renderlo totalmente gratuito per le famiglie. Dietro le quinte hanno lavorato sodo le educatrici e le terapeute dell’Agsat.
Mentre intorno ci si guarda increduli dello spettacolo, Pietro salta sul sellino del quad e il suo “autista” gli allaccia la cintura di sicurezza. Prima volta anche per lui, si gira da un lato e dall’altro un po’ confuso, «vediamo come reagisce a un giro corto», il volontario tranquillizza la sua terapeuta. Partono girando dietro una collinetta, da lontano si sente solo il rumore del motore che scala per la scalata del versante, quando sbucano il motociclista ride più del bambino, «non vuole più smettere», grida mentre Pietro gli sbatte le manine sulle spalle tutto emozionato senza la minima intenzione di scendere. «Per qualche ora sono stati semplicemente bambini - sorride Roberto Oberburger, presidente Agsat - senza altri aggettivi o spiegazioni».

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