Disabili intellettivi più longevi

TRENTO. A Trento, venerdì e sabato, si parla di «longevità nella disabilità intellettiva» e al centro del convegno internazionale organizzato da «Anfass Trentino onlus» sarà un esempio di eccellenza cittadina, il centro pilota «La Meridiana», creato nel novembre del 2005 per dare una prima risposta alla problematica della disabilità anziana. Al convegno, cui parteciperanno alcuni dei più autorevoli ricercatori in ambito internazionale, si cercherà di fornire un contributo scientificamente validato per una ricognizione a 360 gradi del processo di invecchiamento che coinvolge le persone con disabilità intellettiva: «Se nel 1923 una persona con sindrome di Down non arrivava ai nove anni di vita, oggi molti hanno raggiunto i sessanta e, in qualche caso, i settant'anni spiega Maria Grazia Cioffi Bassi, presidente onorario dell'associazione diventa quindi urgente poter valutare attentamente le condizioni patologiche e distinguerle da quelle che sono un'evoluzione naturale». A questo scopo è nata «La Meridiana» che, attraverso la proposta di un'ampia gamma di attività (da quelle assistite con animali alle ludico-ricreative, dalla musicoterapia alla stimolazione multisensoriale) ha anche l'obiettivo di rallentare l'evoluzione della malattia di Alzheimer e di ridurre i suoi effetti più dirompenti: questo perché le persone con disabilità intellettiva (il 3% degli italiani) hanno una maggiore probabilità, rispetto alla popolazione generale, di sviluppare una demenza con l'avanzare dell'età. Le «buone pratiche» messe a punto nel centro (che ospita 18 persone fra comunità e centro diurno) si sono già allargate ad altri tipi di strutture (l'Rsa di Taio oppure l'«associazione Alzheimer» di Trento fra le altre) e fanno perno sull'attenzione alle esigenze della persona: «Ad esempio l'autoregolamentazione del singolo e non il semplice accudimento spiegano il presidente di Anfass Luciano Enderle e il medico Ulrico Mantesso che ha portato a diminuire la somministrazione di farmaci psichiatrici».

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