“Centro per autistici, ora vogliamo risposte”

FIRENZE. Che fine ha fatto la casa per gli adulti autistici? Se lo chiedono le associazioni (Aiaba, Pamapi, Associazione italiana autismo) delle famiglie dei tanti portatori di questa grave patologia, preoccupati per il futuro dei loro figli. «Finché si tratta di bambini, cui servono strutture solo diurne, ce ne sono due, a Settignano e in via d’Annunzio, gestite da noi coi soldi del Comune» spiega il presidente di Aiaba Aldo Fornaciai, «ma il problema si pone quando i ragazzi crescono e i genitori invecchiano: chi si farà carico di loro? ». Gli autistici infatti hanno bisogno di piani terapeutici mirati, «e destinare tutti alle Rsa con gli anziani non è affatto la soluzione migliore». Serve, dice Fornaciai «una struttura dedicata». Promessa da anni, avrebbe dovuto sorgere al Cionfo, poi a san Salvi, poi a Villa Bracci, ma non se ne è mai fatto di niente. Finché non è arrivata l’ipotesi Montedomini: in accordo, in sede di Società della salute, Comune e Asl hanno dato il via libera alla ristrutturazione di una parte dell’immobile per destinarla al Centro residenziale per gli autistici adulti, dai 18 anni in poi. Trovati i soldi per
progetto e lavori (circa 3 milioni di euro, di cui 50% regionali, e 50% di cofinanziamento di Comune e Montedomini), assegnata alla Asl la gestione futura (il Centro, offrendo prestazioni sanitarie, sarà gratuito, i posti saranno circa 20 per il servizio solo diurno, e altrettanti per quello residenziale, e l’accesso sarà regolato in base alla gravità della patologia), «il ritardo rispetto alle prime promesse resta però inaccettabile» protesta l’Aiaba, che il 9 ottobre incontrerà il presidente di Montedomini Marco Seracini. «Il progetto infatti ancora non si è visto e il rischio è che la struttura veda la luce quando tanti dei suoi potenziali ospiti sono già vecchi e destinati alle Rsa» dice Fornaciai. Promette intanto «la massima attenzione» l’assessore alla sicurezza sociale del Comune Stefania Saccardi: «Al progetto per gli autistici a Montedomini teniamo moltissimo» spiega, «perché è il simbolo di una inversione di tendenza in questo settore, finora gestito, con soldi pubblici, dalle associazioni dei parenti, senza il minimo controllo ».

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