Tra passeggiate, orti e cavalli la parco-terapia che fa guarire

 L'esperimento pilota in Umbria vicino all'eremo di San Francesco per bimbi autistici e malati di Alzheimer Nei primi test si sono già avuti miglioramenti dell'umore e della memoria grazie alle attività di giardinaggio

Per molti anni l'Umbria si è presentata come il «cuore verde dell'Italia» e il turismo l'ha premiata. Ora la Regione rilancia alzando l'asticella dell'obiettivo: non più solo scarponi e binocolo ma anche percorsi per ritrovare l'equilibrio interiore, per raggiungere uno stato di benessere psicologico, una «mente verde». La proposta è stata battezzata «parco terapia» e partirà da un esperimento pilota sul Monte Subasio dove ci sono luoghi, ad esempio l'eremo di San Francesco, in cui la spiritualità è di casa.

L'idea - spiega Paolo Papa, responsabile delle aree protette umbre - è utilizzare una serie di casali appena ristrutturati per fornire servizi alle istituzioni e alle comunità che lavorano con chi ha un disagio nel corpo o nell'animo. Lunghe passeggiate per ritrovare il contatto con la natura, piccoli orti per coltivare un rapporto stabile con le stagioni e con la manualità, giardini dei semplici per riallenare i sensi partendo dall'olfatto, ippoterapia: sono le opzioni che verranno offerte a bambini autistici e a malati di Alzheimer, a schizofrenici e a depressi.

Un obiettivo troppo ambizioso? «No, a patto di mirare bene l'azione terapeutica: non basta mettere il malato davanti a un cavallo e dirgli di farsi un giro di pista», spiega Roberto Marchesini, docente di Scienza del comportamento animale e presidente della Scuola d'interazione uomo - animali. «Bisogna creare progetti su misura per aumentare il benessere dei singoli pazienti. Ad esempio un ossessivo, afflitto dalla coazione a ripetere pensieri e schemi di azione, può trovare sollievo se viene proiettato in una dimensione estetico sensoriale. E un bambino autistico, che al contrario di quanto spesso si crede non è affatto distaccato dal mondo ma estremamente sensibile, può rilassarsi e allargare il suo orizzonte se incoraggiato dal contatto con le piante e i sentieri natura».

Anche Roberto Benotti, l'esperto chiamato a organizzare la «parco terapia», conferma la possibilità di ottenere buoni risultati con i malati di Alzheimer: in un progetto pilota a Varese, grazie ad attività di giardinaggio si sono avuti miglioramenti dell'umore e della memoria. E la psichiatra Stefania Cerino aggiunge che tre anni di esperimenti condotti dal Dipartimento riabilitazione equestre della Federazione italiana sport equestri sono stati pubblicati pochi mesi fa sugli Annali dell'Istituto superiore di sanità:i 30 pazienti con problemi di schizofrenia che hanno praticato l'ippoterapia hanno potuto fare a meno dei ricoveri nelle case di cura a cui si erano sottoposti nel periodo precedente.

Casi di successo che non sono limitati all'Italia. Nalini Nadkarni, docente di Environmental Studies all'Evergreen State College di Washington, ha dedicato una parte del suo ultimo libro ( Tra la terra e il cielo) alle performance terapeutiche che si possono raggiungere attraverso il contatto con la natura. Nella relazione che terrà a giugno Firenze, dove riceverà il premio il Monito del Giardino promosso dalla Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron e dedicato quest'anno al «potere degli alberi», Nadkarni ricorda uno studio pubblicato su Science da Roger Ulrich, docente di psicologia comportamentale presso la Texas A&M University, sugli effetti terapeutici prodotti dalla vista del verde. Nella ricerca si esamina la velocità di recupero post operatorio di un gruppo di pazienti dalle cui finestre si vedevano alberi: è risultata nettamente superiore a quella di un gruppo di malati dalle cui stanze si scorgeva solo cemento.

di Antonio Cianciullo

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