Fondo non autosufficienza, Comitato 16 novembre: "Ecco come spenderlo"

Dopo i 400 milioni ottenuti per il 2015, ne servono 600 per il 2016 e 800 per il 2017. Il 70% a disabili con altissima o alta intensità assistenziale, il 30% a quelli con "media intensità". Il tutto finalizzato ad assistenza indiretta e cure domiciliari.

ROMA. Contento, ma non soddisfatto: così si potrebbe definire il Comitato 16 novembre, a pochi giorni dal risultato incassato dopo il presidio del 4 novembre e il successivo incontro con il sottosegretario Delrio, che ha portato a 400 milioni l’importo del Fondo per la non autosufficienza 2015. Oggi, con una lettera al premier Renzi e ai ministri, viceministri e sottosegretari interessati, Salvatore Usala, a nome del Comitato, rilancia e dettaglia la proposta per l’utilizzo del fondo, in una prospettiva triennale.

“L'aumento di 50 milioni è chiaramente insoddisfacente – scrive Usala - ma apprezziamo la buona volontà. Ora bisogna dare gambe affinché le regioni non sprechino i fondi con spese distorte e fuori dal sociale”. Per scongiurare questa eventualità, occorre quindi restringere il campo di azioni che possano essere comprese nell’ambito del fondo: “bisogna veicolare i fondi con la legge di stabilità specificando tutte le finalità – spiega Usala - onde impedire alle regioni di erodere i fondi per coprire spese che sono imputabili al patto della salute, ed anche a sprechi certi”. Ciò che il Comitato chiede è quindi, tecnicamente, un emendamento alla legge di stabilità, “ dando regole certe”. Questa, nel dettaglio, la proposta per il riparto del fondo, strettamente collegata all’altra proposta, quella che il Comitato steso porta avanti da anni, sottoponendola all’attenzione dei governi di legislatura in legislatura: il progetto “Restare a casa”.

Il fondo non autosufficienza, dal 2015 al 2017. Primo, il fondo non va pensato solo per il prossimo anno, ma in una prospettiva triennale. Precisamente, il Comitato chiede che, dopo i 400 milioni del 2015, segua un finanziamento di 600 milioni per il 2016 e di 800 milioni per il 2017.

Il riparto del fondo, tra altissima, alta e media “intensità assistenziale”. Per quanto riguarda la distribuzione dell’importo, il Comitato ripropone la sua classificazione in disabilità “ad altissima intensità assistenziale”., “alta intensità assistenziale” e “media intensità assistenziale”. Alla prima categoria andrebbe il 35% dellìimporto complessivo, alla seconda la stessa percentuale, alla terza il restante 30%. Nel caso dei gravissimi, in cui la necessità di assistenza è continuativa e vigile 24 ore su 24, l’importo “deve essere attribuito all’assistenza in forma indiretta, finalizzata alla retribuzione di caregiver e assistenti anche familiari”. Nel caso dei “gravi”, le risorse devono essere finalizzate “alla realizzazione dei progetti individuali per le persone disabili o dei progetti di vita indipendente, assicurando la garanzia del principio di libera scelta da parte del cittadino”.

Il documento contiene poi delle ulteriori specifiche per la classificazione delle diverse “intensità assistenziali” e quindi per il riconoscimento dei singoli casi nell’una o nell’altra categorie: è una proposta di definizione che il Comitato 6 novembre porta avanti da tempo, ma provvisoriamente, cioè “in attesa di una ridefinizione dei criteri di valutazione della disabilità aderenti a quanto previsto dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità ed in particolare dell’adozione della nozione di persona con necessità di sostegno intensivo (“more intense support”) prevista dalla stessa Convenzione”.

Un’ulteriore richiesta del Comitato riguarda la spinosa questione del nuovo Isee: “alle persone con disabilità ad altissima intensità assistenziale, in quanto considerate in regime di ospedalizzazione domiciliare, non si applicano, ai fini della concessione del contributo e della determinazione del suo ammontare, limiti reddituali o Isee di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 5 dicembre 2013, n. 159”. Per le persone con alta e media intensità assistenziale, il Comitato propone invece l’applicazione di riduzioni in base a specifiche tabelle, riportate nel documento.

Infine, Usala specifica che “il decreto di riparto del Fondo per le non autosufficienze assume quali esclusive finalità gli interventi di assistenza indiretta aggiuntivi a quelli eventualmente già previsti dalle Regioni”. Sulla proposta complessiva, il Comitato chiede al governo “un riscontro celere”.

 

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