Novità della Fondazione Oltre il Labirinto
Disabili, da noi si investe meno che nel resto d’Europa
Disabilità dimenticata. Non solo dal mondo produttivo, ma anche dallo Stato che su di loro investe meno del resto d’Europa: 437 euro contro una media Ue di 535. Ed è così che per i 4 milioni di disabili in Italia stimati dal Censis (6,7% della popolazione), oltre alle difficoltà motorie o intellettive quotidiane, si aggiunge anche l’invisibilità. Un cono d’ombra ancora più preoccupante se si considera che da qui a sette anni il numero dei disabili nel nostro Paese sfiorerà 5 milioni e supererà 6,7 milioni nel 2040. Troppo in realtà resta ancora sulle spalle delle famiglie, che investono sul benessere dei propri figli speciali in media 17 ore al giorno, pari a un valore economico tra i 44mila e i 51mila euro annui.
In aiuto arriva il Fondo per la non autosufficienza, appena rifinanziato, che per il 2014 ammonta a 340 milioni (da impegnare), ma la grande sfida è culturale più che economica. Il 25% degli italiani, difatti, non ha mai avuto a che fare con un disabile e due su tre lungo lo Stivale pensano che la disabilità sia sinonimo di sedia a rotelle.
La prima discriminazione si chiama proprio integrazione. Non tanto scolastica dove, pur con molti problemi, i 209mila disabili vengono seguiti da 111mila insegnanti di sostegno. Quanto dopo il diploma, a cui comunque arriva circa la metà di alunni 'unici'. Dopo la scuola, infatti, solo tre su dieci varcano la soglia di casa per lavorare, molto spesso senza un contratto standard (60%) e altrettanto spesso senza ricevere un compenso. Percentuali di occupazione under 24 che arrivano sotto il 10% - ricorda il Censis - se si considerano i disabili intellettivi. Per molti di loro, comunque, si aprono le porte di cooperative sociali e centri diurni in cui i giovani possono uscire dalla solitudine - la percentuale varia dal 32% delle persone down al 50% degli autistici - tuttavia ciò non basta a dargli l’autonomia monetaria fondamentale per la loro vecchiaia, quando i genitori non ci saranno più. Appena il 20%, difatti, riuscirà allora a far fronte alle necessità economiche; una quota che scende al 5% se si considerano i ragazzi affetti da autismo. L’esempio più eclatante sono proprio le 48mila persone con sindrome di Down, la cui vita si è allungata fino a toccare l’età media di 60 anni.
di Alessia Guerrieri